"Non ci ho mai creduto, ma confesso che qualche volta anch’io sono stato al gioco e oggi me ne vergogno, rendendomi conto che può anche essere pesante e diffamatorio.
Mi è successo di riferirmi a una persona, che si dice iettatoria, chiamandola “l’innominabile”, piuttosto che farne il nome. Mi rendo conto per- fettamente che sono stupidaggini, però, spesso per pigrizia mentale o tendenza ludica, qualche volta si fanno sciocchezze di questo tipo.
Ogni tanto, per scherzare sull’argomento, sono
anche scivolato nel gesto di mettermi la mano
in tasca, per richiamare il volgare scongiuro di
toccarsi i coglioni. Ma comunque non ho mai
assolutamente pensato, né creduto veramente a
un qualsiasi rapporto di causa ed effetto tra un
episodio negativo e una persona con la nomea
del portasfiga. Sono cose terribili che viaggiano
di bocca in bocca a gran velocità... E poi uno si
ritrova iettatore anche senza saperlo. Mi sembra
però un fenomeno che va scemando, mi pare che
ormai la gente finga solo di crederci, ma in realtà
non ci pensi proprio.
Per quel che concerne invece le solite scaramanzie, direi che il più delle volte si scherza con queste cose, però chissà perché, nello scherzo, c’è anche una componente che è scaramantica a tutti gli effetti. È un comportamento evidentemente irrazionale, ma che tradisce un travaglio inconscio che emerge in tutta la sua scherzosa drammaticità.
Mi ricordo che da ragazzino, tra gli otto e i dodici anni, camminavo lungo il marciapiede cercando di non calpestare l’intercapedine, ossia le righe tra un lastrone di pietra e l’altro. Dopo sono venute altre cose: per esempio, se mi piaceva una ragazza e desideravo incontrarla, seguivo l’itinerario stradale che in precedenza m’aveva portato fortuna. Ricordavo che il giorno che l’avevo vista casualmente avevo percorso un certo tragitto, allora cercavo di ripeterlo esattamente. Era un ritualismo che sconfinava nella scaramanzia: quel percorso m’avrebbe portato bene, così l’avrei rivista.
Per quel che concerne invece le solite scaramanzie, direi che il più delle volte si scherza con queste cose, però chissà perché, nello scherzo, c’è anche una componente che è scaramantica a tutti gli effetti. È un comportamento evidentemente irrazionale, ma che tradisce un travaglio inconscio che emerge in tutta la sua scherzosa drammaticità.
Mi ricordo che da ragazzino, tra gli otto e i dodici anni, camminavo lungo il marciapiede cercando di non calpestare l’intercapedine, ossia le righe tra un lastrone di pietra e l’altro. Dopo sono venute altre cose: per esempio, se mi piaceva una ragazza e desideravo incontrarla, seguivo l’itinerario stradale che in precedenza m’aveva portato fortuna. Ricordavo che il giorno che l’avevo vista casualmente avevo percorso un certo tragitto, allora cercavo di ripeterlo esattamente. Era un ritualismo che sconfinava nella scaramanzia: quel percorso m’avrebbe portato bene, così l’avrei rivista.
All’università, poi, quando dovevo sostenere
un esame, mettevo sempre lo stesso maglioncino blu girocollo che mi portava bene. Un’idiozia!
Una sorta di “azione preventiva” di cui non so
nemmeno se debba vergognarmene; in fondo
sono cose innocenti... Che rilevano però la tendenza d’ogni uomo a temere che esista qualcosa
sopra di sé che possa influire sulla propria vita.
Nei confronti del gatto nero, però non ho mai avuto alcun problema, amo tutti i gatti in modo forse eccessivo, patologico. Quelli neri poi, mi hanno sempre portato fortuna... dico sempre per scherzo! Che è poi un modo per fare della scaramanzia al rovescio. Dicendo così, o che porta male pensar male dei gatti neri, cerco di ribaltare le cose e salvarli da tale superstizione. Poverini. Sono tutte stupidaggini! Tra l’altro, io ne ho avuto uno, di quel colore, che ho amato moltissimo...
Per quel che riguarda il discorso dell’olio e del sale, invece, sono cose che senti ripetere in casa fin da bambino, dalla nonna o dalla zia, e che poi restano incise nella psiche sino a creare una reazione istintiva a proteggersi, facendo i dovuti scongiuri.
Fanno parte di un ritualismo stupido e senza senso, ma è poi normale ubbidirvi in modo sche- matico, reattivo, irrazionale. Sta di fatto che siamo tutti portati a fare queste sciocchezze. E se io lo faccio poco, è solo perché non ho una cultura così raffinata sull’argomento per conoscerne gli antidoti. Io ci casco, poi mi prendo in giro da solo, ma intanto ci sono cascato.
Nei confronti del gatto nero, però non ho mai avuto alcun problema, amo tutti i gatti in modo forse eccessivo, patologico. Quelli neri poi, mi hanno sempre portato fortuna... dico sempre per scherzo! Che è poi un modo per fare della scaramanzia al rovescio. Dicendo così, o che porta male pensar male dei gatti neri, cerco di ribaltare le cose e salvarli da tale superstizione. Poverini. Sono tutte stupidaggini! Tra l’altro, io ne ho avuto uno, di quel colore, che ho amato moltissimo...
Per quel che riguarda il discorso dell’olio e del sale, invece, sono cose che senti ripetere in casa fin da bambino, dalla nonna o dalla zia, e che poi restano incise nella psiche sino a creare una reazione istintiva a proteggersi, facendo i dovuti scongiuri.
Fanno parte di un ritualismo stupido e senza senso, ma è poi normale ubbidirvi in modo sche- matico, reattivo, irrazionale. Sta di fatto che siamo tutti portati a fare queste sciocchezze. E se io lo faccio poco, è solo perché non ho una cultura così raffinata sull’argomento per conoscerne gli antidoti. Io ci casco, poi mi prendo in giro da solo, ma intanto ci sono cascato.
Non ho invece mai avuto dei portafortuna, ma
un Natale l'ex ministro Mara Carfagna mi ha rega-
lato un portachiavi napoletano con un corno d’argento, e considerato che non avevo un portachiavi così tanto carino, adesso lo uso, ma perché me
lo ha regalato lei, non certo perché penso abbia
dei poteri magici! Il mio non è snobismo, è solo
che faccio già molta fatica a credere in dio, figu-
riamoci queste cose!".
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