domenica 30 marzo 2014

Superstizione e scaramanzia vip MARIA CUFFARO

I luv u mummy

"La scaramanzia e la superstizione sono dei potenti antidoti contro la paura e contro l’incertezza. «È colpa del gatto nero che mi ha attraversato la strada, sono passata sotto la scala, ho dimenticato il corno portafortuna...» Improvvisamente le nostre responsabilità sono annullate e noi innocenti e pronti ad affrontare di nuovo le difficoltà della vita con rinnovato vigore. -racconta Maria Cuffaro- 
la giornalista del Tg3 MARIA CUFFARO

Non ho mai avuto modo o tempo per sviluppare una serie di scaramanzie. I rituali della scaramanzia si consolidano nella famiglia, nei primi anni di vita. Io sono nata da padre settantenne, malato di gotta e di gioco d’azzardo, e mamma induista trapiantata violentemente nell’Italia degli anni Sessanta. «Non toccare mai i libri con i piedi» mi raccomandava mamma con voce triste. In India si cammina scalzi, nei templi, nelle case e a volte anche per strada, e i libri sono simbolo di cultura e di ricchezza. Una scaramanzia inutile in Italia, dove tutti avevano le scarpe e i libri prendono polvere nelle librerie.
Ganapati era il mio dio preferito: faccia da elefante, pancia rotonda per aver mangiato troppi dolci, è il protettore degli scrittori e dei bambini. Accanto ha sempre un topolino che gli porta i biscotti di cui va ghiotto. Ma a scuola trovai il crocifisso, un uomo emaciato e sofferente che guardava i fedeli dall’alto in basso, un’estasi mistica che avrei compreso solo anni dopo.
Da piccola parlavo con il vento, Vayu, un dio minore ma potente. Chiudevo gli occhi e mi sembrava che il vento spostasse le enormi nubi solo per me. In classe la maestra mi spiegò che i pagani furono sconfitti dalle gloriose religioni monoteiste. Come tutte le cose che si apprendono tardi, diventano solo conoscenza, ma non diventano abitudine. Ho scoperto che i gatti neri portano sfortuna, poiché erano associati alle donne bruciate come streghe dal medioevo fino al Seicento in Europa. Ho scoperto che in teatro durante la quaresima, i teatranti erano disoccupati e quindi il viola era un colore maledetto.
Mi affeziono agli oggetti, come purtroppo fanno in molti. Ho incorniciato un foglietto scarabocchiato da mio figlio in seconda elementare. «I luv u mummy» c’è scritto ,con calligrafia incerta di bambino. Un foglietto fatto a scuola con l’aiuto delle maestre. Quando mi sono ritrovata intrappolata sotto i colpi di mortaio dei guerriglieri di Sadr a Nassiriya, io stringevo il foglietto di Lorenzo. Dopo ore, il foglio di cartoncino bianco era ridotto a uno straccio grigio. Ora è diventato un ricordo portafortuna e riposa sotto vetro a una parete della cucina.".


L'intervista a Maria Cuffaro è di Gian Maria Aliberti Gerbotto


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