KLEDI KADIU |
La cosa mi faceva sorridere, ma l’idea che me le avesse infilate lei mi rassicurava, facendomela sentire molto vicina. In Albania abitavamo tutti insieme nella stessa casa e la nonna era una figura importantissima. Se oggi faccio il ballerino, lo devo anche ai mille sacrifici che ha fatto per farmi studiare.
Ricordi malinconici a parte, da sempre io credo fortemente in una sorta di “bilancia della vita” che fa sì che ogni volta che mi capita un fatto positivo lo equilibri poco dopo con un avvenimento negativo. Così, quando mi succede qualcosa di bello mi agito tantissimo perché so che presto immancabilmente seguirà un evento brutto.
Tolto questo, a dire il vero non sono particolarmente scaramantico; all’Accademia di danza spesso ci mettevamo a giocare a pallone nelle sale prova e con le nostre pallonate avremo rotto mille specchi. Se avessi dovuto beccarmi sette anni di sfiga per ognuno di quelli, oggi non sarei arrivato fin qui!".
L'intervista a Kledi è di Gian Maria Aliberti Gerbotto
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