Temo il 17 e ho sfidato il 13
"Nella mia carriera automobilistica in Formula 1 mi è capitato in un paio di gran premi di vedermi assegnare il box numero 17. Una volta sono riuscito a farmi cambiare di posto scambiandomi di garage con quello di un altro pilota, cui non importava nulla; in un’altra occasione, invece, il team manager della Lotus, per cui allora correvo, s’imbufalì come un matto, dicendo che erano tutte baggianate e che si rifiutava di traslocare meccanici e casse d’attrezzi, solo per una mia sciocca scaramanzia. A quel punto io feci una targhetta con la scritta «16bis» e l’attaccai all’ingresso del box, ma lui la vide e la strappò via... Il giorno dopo, in gara, feci un botto clamoroso, in cui rischiai davvero le penne, e che ancora oggi
impazza su internet per la sua drammatica spettacolarità. Il fatto è che in Inghilterra quel numero non porta male, mentre temono il tredici, che per me invece è solo un numero come un altro, nonostante quando a Lausitzring ebbi l’incidente che mi costò l’amputazione di entrambe le gambe mi mancassero solo tredici giri alla fine della gara.
Alex Zanardi |
"Nella mia carriera automobilistica in Formula 1 mi è capitato in un paio di gran premi di vedermi assegnare il box numero 17. Una volta sono riuscito a farmi cambiare di posto scambiandomi di garage con quello di un altro pilota, cui non importava nulla; in un’altra occasione, invece, il team manager della Lotus, per cui allora correvo, s’imbufalì come un matto, dicendo che erano tutte baggianate e che si rifiutava di traslocare meccanici e casse d’attrezzi, solo per una mia sciocca scaramanzia. A quel punto io feci una targhetta con la scritta «16bis» e l’attaccai all’ingresso del box, ma lui la vide e la strappò via... Il giorno dopo, in gara, feci un botto clamoroso, in cui rischiai davvero le penne, e che ancora oggi
impazza su internet per la sua drammatica spettacolarità. Il fatto è che in Inghilterra quel numero non porta male, mentre temono il tredici, che per me invece è solo un numero come un altro, nonostante quando a Lausitzring ebbi l’incidente che mi costò l’amputazione di entrambe le gambe mi mancassero solo tredici giri alla fine della gara.
Un anno e mezzo dopo, ho voluto addirittura
sfidare la scaramanzia e sono tornato in Germania, su quella pista, per completare simbolicamente i giri che mi mancavano.
Ricordo ancora il momento in cui mi vennero a chiamare per l’esibizione: l’orologio della pista in quel preciso istante segnava le ore tredici, tredici minuti e tredici secondi. A quel punto, influenzato dalla superstizione dei colleghi inglesi, mi vennero i brividi, ma poi trovai la cosa ridicola e partii lo stesso, decidendo di sfidare la sorte e sfatare la loro scaramanzia. Bene, completai il mio percorso tra gli applausi del pubblico, senza incidenti e con una velocità che mi sarebbe valsa un ottimo quinto posto sulla griglia di partenza.".
E voi, avete mai sfidato la sorte?
Ricordo ancora il momento in cui mi vennero a chiamare per l’esibizione: l’orologio della pista in quel preciso istante segnava le ore tredici, tredici minuti e tredici secondi. A quel punto, influenzato dalla superstizione dei colleghi inglesi, mi vennero i brividi, ma poi trovai la cosa ridicola e partii lo stesso, decidendo di sfidare la sorte e sfatare la loro scaramanzia. Bene, completai il mio percorso tra gli applausi del pubblico, senza incidenti e con una velocità che mi sarebbe valsa un ottimo quinto posto sulla griglia di partenza.".
E voi, avete mai sfidato la sorte?
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