La sfida con la spia rossa
"C’è stato un periodo della mia vita, quand’ero
ragazzino, che me l’andavo a cercare, sfidando
la sorte in prove continue... Pensavo che se non
fossi riuscito a fare una determinata cosa entro
tot secondi, sarei stato sfigato. Ad esempio i piani
delle scale; o qualsiasi altra cosa potessi inventarmi. Dovevo essere velocissimo! Oppure, se fossi riuscito a fare tutto il corridoio di casa senza
calpestare le righe tra una piastrella e l’altra mi
sarebbe andato tutto bene, altrimenti mi sarebbe
successo qualcosa di brutto.
Negli anni questa cosa mi è forse rimasta un po’, e la ritrovo quando sfido il serbatoio della benzina, cercando di percorrere più chilometri possibili in riserva. Quando si accende la lucina che segnala l’imminente fine del carburante, se sono in autostrada non mi fermo mai alla prima stazione di servizio. Vado con il piede leggero, ma devo arrivare a ben due autogrill dopo... Così spesso rimango a piedi!
Nell’ambiente che seguo per lavoro, quello della MotoGP, sono tutti molto scaramantici. Il rituale con cui Valentino Rossi si prepara alla gara, accucciandosi a fianco della moto prima di salirci sopra, il suo numero porta fortuna (46), e poi l’abitudine di mettersi a posto la tuta solo dopo essere partito, sono noti. Così come le mutande fortunate, poi ormai ridotte a brandelli, che Max Biaggi indossava a tutte le gare.
Guido Meda |
Negli anni questa cosa mi è forse rimasta un po’, e la ritrovo quando sfido il serbatoio della benzina, cercando di percorrere più chilometri possibili in riserva. Quando si accende la lucina che segnala l’imminente fine del carburante, se sono in autostrada non mi fermo mai alla prima stazione di servizio. Vado con il piede leggero, ma devo arrivare a ben due autogrill dopo... Così spesso rimango a piedi!
Nell’ambiente che seguo per lavoro, quello della MotoGP, sono tutti molto scaramantici. Il rituale con cui Valentino Rossi si prepara alla gara, accucciandosi a fianco della moto prima di salirci sopra, il suo numero porta fortuna (46), e poi l’abitudine di mettersi a posto la tuta solo dopo essere partito, sono noti. Così come le mutande fortunate, poi ormai ridotte a brandelli, che Max Biaggi indossava a tutte le gare.
Per quel che mi riguarda oggi, la mia scaramanzia più importante è quella di non credere alla
scaramanzia. Il frate francescano che mi sposò mi
disse che è contraria alla fede. Con mia moglie,
allora, stavo affrontando un cammino spirituale,
e quella frase mi colpì moltissimo. Da quel momento ho cercato di non esserlo più, e di evitare
ogni gesto o rituale strano. Ma poi, ogni tanto mi
tocco ancora i maroni!".
Anche voi sfidate la sorte per essere più fortunati?
Anche voi sfidate la sorte per essere più fortunati?
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